“Desaparecisos”…già solo questo termine fa venire i brividi…la caccia all’uomo con migliaia di sparizioni…
Il lavoro teatrale di Nicola Michele è implacabilmente delicato e incisivo. Lento il ritmo dell’azione, quasi come sottolineature emotive scolpite nel tempo. Sembrano quasi nutrirsi di attimi temporali capaci di imprimersi negli occhi degli soettatori, attraverso l’ascolto e il ritmo stesso. Quest’ultimo scandito anche dalle note della chitarra di Alessandro Manunza, abilmente commisurata al gesto e al respiro emozionale dell’attore/maschera.
La storia è gestita come un gomitolo di lana colorata che si srotola scivolando e cadendo dall’alto per planare rovinosamente sul suolo. Solo dopo l’impatto, potrà mostrare la sua realtà. Ormai sfatto e sfilacciato, continuerà a rotolare sino al termine del suo filo.
Ecco la vita del protagonista, natio della Sardegna, emigrato in Argentina per far fortuna e che si ritrova a vivere l’inaspettata realtà di un periodo storico terribile.
Assistiamo a l’intrecciarsi di vite e di storie attraverso cui passa la crudeltà e la durezza, il dramma col dolore mai sopito ma sempre vivo e agitato per sorti umane di cui ancora oggi nulla si sa. Facciamo fatica a restare spettatori. Vorremmo reagire a tali brutture ma la storia è ormai storia e, allora, abbiamo il dovere di non dimenticare, di ricordare quanto orribile è la trasfigurazione dell’uomo che perde la propria umanità. Non si può permettere all’oblio di avvolgere e portare via con sé tutti coloro che sono stati barbaramente vittime senza nome né ritorno.
E’ un lavoro teatrale che lascia senza fiato; non certo per la fatica fisica ma perché il fiato scompare insieme al respiro che si blocca quando la bruttura supera ogni ragionevolezza.
Ed è proprio in quel momento che ti chiedi: ma l’uomo è davvero anche questo? Così, ti guardi intorno e ti senti solo, un puntino che vaga nello spazio cercando risposte che, come scriveva qualcuno, “risuonano nel vento”.
Nonostante le grandi distanze qualcosa che ci avvicina esiste sempre. Ciò che ci sembra lontano all’improvviso può essere vicinissimo…e, un “desaparecidos” sardo ne è la riprova. Potrà l’uomo ritrovare la propria umanità? Quanto l’uomo vorrà imparare da queste terribili lezioni?
La conoscenza ci permette di prendere coscienza ma la volontà deve essere capace di non permettere altre mostruosità. Così, il passato, neanche troppo lontano, ci consente di riflettere sul nostro oggi, tanto controverso, che spesso sembra non aver afferrato, ancora, alcuna lezione.
Margareth Londo