BISOGNA SAPER UCCIDERE QUANDO E’ NECESSARIO
BISOGNA SAPER UCCIDERE QUANDO E’ NECESSARIO
MILANO OFF FRINGE FESTIVAL 2023
Società Umanitaria
5 | 8 ottobre 2023
Autore Ágota Kristóf
Regia Davide Garattini Raimondi
Interpreti Gautiero Alessandro Gramegna Paolo Carlo Alberto
Produzione BarabiTTeatro
Due fratelli e un luogo che diventa mille luoghi diversi.
Le storie aprono e chiudono capitoli di vita come fossero pozioni magiche che restituiscono visioni di vite che hanno attraversato la guerra con tutte le sue implicazioni immaginabili e inimmaginabili. Il titolo stesso è la sintesi di un viaggio ripercorso tappa dopo tappa nella scoperta di come i due fratelli protagonisti hanno imparato a superare le ostilità del vivere quando, già riuscire a restare in vita è una scommessa.
Ma come si fa a crescere in compagnia di un fratello gemello che ha la tua stessa età e le tue domande, paure e angosce? La loro famiglia la conosciamo man mano che le situazioni si alternano sulla scena e man mano che i due protagonisti ci mostrano le loro iniziative per cercare di allenarsi alla vita. I loro giorni sono segnati su un diario e sono elencati come si fa
con la lista della spesa. A ogni indicazione corrisponde una situazione scenica e per ognuna si accede a un mondo interiore che riusciamo a scorgere nonostante la corporeità dei due fratelli. Grande non significa forte e potente; le loro paure sono ben celate dietro la loro corporeità che vorrebbe trarci in inganno ma, noi non ci stiamo. Il dolore si coglie dal movimento che esprimono in scena; non sono quasi mai fermi. Il movimento li spinge ad agire e la riflessione ha brevi momenti, perché la priorità è “esistere”.
Cosa si fa per “esistere” quando intorno tutto è incerto?
I due fratelli ci raccontano le loro scoperte per superare le debolezze, le parole della gente, la paura della morte, della solitudine, il coraggio per inventarsi nuove possibilità.
Questa analisi il testo la esprime come fosse un allenamento ginnico continuo: i giorni diventano esercitazioni di resistenza forzata, diventano mantra da ripetere per autoconvincimento e i sentimenti, un attentato alla ricerca della sopravvivenza.
Emerge la solitudine del “due” perché essendo gemelli è come se fossero uno solo…la comunanza che li aiuta ad avere coraggio che si passano a vicenda, come un “testimone” in corsa, quando necessario…la complicità dell’intuizione…fino ad arrivare al cinismo e alla crudeltà del vivere “sopra tutto”.
Una messa in scena dura, commovente e spietata insieme. Ti mette in ginocchio e poi ti rialza perché la forza del vivere deve resistere. Ti inghiotte nella notte dei pensieri e ti sputa via come un geyser nel pieno della sua potente eruzione. Non si resta indenni. Ti porti via il peso del dolore che la guerra lascia nel profondo dell’anima dopo averti cambiato per sempre. Del resto, anche tu sei tra i sopravvissuti e devi fare i conti con la vita che non è più la stessa.
Margareth Londo
ll grande quaderno apre uno squarcio sui dolori della guerra, raccontandoli attraverso lo sguardo disincantato di due fratelli gemelli. Così, grazie alle loro parole, riusciamo a conoscere la loro famiglia, la casa, i vicini, la gente della città.Piccoli episodi suddivisi in brevissimi capitoli che colpiscono per la narrazione realistica e lo stile tagliente.
Il grande quaderno è, prima di tutto, una storia di due fratelli inseparabili, ancora più uniti dal pericolo della guerra.
In secondo luogo, è una storia di abbandono. Abbandono di un padre e di una madre, abbandono volontario o obbligato. Abbandono delle sicurezze, di una vita spensierata che non tornerà più.
Terzo, è una storia di sopravvivenza. Ágota Kristòf riesce a dar vita con le parole al mondo unico dei bambini, e a trattarlo non come narrazione d’infanzia, ma di crescita e coraggio. I due fratelli, a soli nove anni, sono costretti a imparare quanto la vita possa essere crudele e ad agire di conseguenza, pur di sopravvivere. Lasciando entrare il crudele mondo degli adulti dentro di sé.
Ultimo, ma non meno importante, è una storia di sofferenza, di quella che ti strazia il cuore, ti logora l’anima, ti cambia per sempre.
Cos’è il grande quaderno? È il quaderno che utilizzano i due fratelli per allenarsi a scrivere ciò che vedono nel mondo, per continuare a studiare anche quando la guerra ha portato via la scuola e gli insegnanti. I capitoli in cui viene suddiviso il romanzo sono quindi i “temi” che i fratelli realizzano su vari argomenti a loro scelta. La Mamma. La Nonna. Esercizio di digiuno. Il furto. E così, una dopo l’altra, vediamo scorrere velocemente tutte le più importanti esperienze di due piccoli autodidatti disposti a tutto pur di sopravvivere.
Nonostante i capitoli siano brevi e apparentemente indipendenti tra loro, al libro non manca una trama (appassionante) e di uno svolgimento temporale ben definito. L’io narrante è in realtà un noi, come a voler sottolineare il legame di dipendenza che i due gemelli hanno instaurato. Non esiste lui, o io. Non esiste separazione. Tutto è noi, o loro. Noi, contro il resto del mondo.
La disperata ricerca dei protagonisti di una mitologica “verità dei fatti” che si mostri narrabile, di un ordine logico delle cose che aiuti a giustificare gli eventi e di un apparente equilibrio del mondo, sembra nascondere un disperato bisogno di razionalizzare gli orrori inenarrabili della guerra.
Ci si lascia accompagnare così, scena per scena, capitolo dopo capitolo, verso un finale crudele, freddo e calcolato, rendendosi conto solo alla fine che dei due gemelli si sa poco nulla, se non ciò che appare, ciò che è dimostrabile, visibile e narrabile.
Uno spettacolo doloroso, straziante, che una volta finito si ha voglia di rivederlo dall’inizio. Una storia amara che lascia un vuoto incolmabile e un profondo senso di tristezza e di speranza.