CREDI DAVVERO CHE SIA SINCERO
CREDI DAVVERO CHE SIA SINCERO
MILANO OFF FRINGE FESTIVAL 2023
WOW Spazio Fumetto
5 | 8 ottobre 2023
Tratto dal romanzo di Roberto Ottonelli
adattamento e regia Alice Grati
con Nino Faranna e Francesca Macci
Luci e Costumi Collettivo Artistico Difesa Donne
Produzione Associazione Difesa Donne noi ci siamo
In uno spazio interessante di Milano quale lo Spazio WOW Museo del Fumetto, si è in attesa di entrare nella sala in cui, a breve, avrà inizio una pièce teatrale che si preannuncia interessante e soprattutto intensa.
Ci viene dato un fazzoletto rosso; un tessuto leggero, il colore intenso…le connessioni simboliche sono già automatiche e immediate.
La storia vogliamo non immaginarla; vorremmo non conoscerla ma non possiamo negare a noi stessi la realtà di storie che fanno male alla nostra anima, ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Eppure, siamo qui; il pubblico c’è e questo vuol dire che una speranza esiste, un desiderio che le cose possano attivare nuove e migliori consapevolezze è concreto.
Con questi presupposti si prende posto: intravediamo gli attori, emozionati e concentrati, le luci che si abbassano, gli ultimi accorgimenti tecnici e, poi, la storia di Antonio e Martina inizia…in un attimo siamo nel 2003.
Il testo racconta due vite che, però, non si fondono, piuttosto, e subito chiaro che una vuole sovrastare l’altra come fosse un piano ossessivo di possessione predeterminata. Ma, cosa porta Antonio a voler possedere Martina? Certamente il sentimento non è quello dell’Amore con la A maiuscola. Si tratta un camuffamento; non si tratta neanche di un voler bene. Antonio è determinato dal suo obiettivo e non vede la sofferenza di Martina quindi, non vuole realmente il suo bene. Martina, a sua volta, è vittima dei propri sentimenti prima e, dopo della fiducia che si da alle persone a cui si tiene pur soffrendo a causa di queste.
La speranza che chi non comprende possa comprendere coduce Martina al suo epilogo, cosa da lei non immaginabile…morire per mano di chi diceva di amarla, non essendo capace di lasciarla vivere.
Antonio non capisce perchè non può: in lui esiste solo il suo ideale costruito appositamente per uniformarsi a un mondo di cui lui stesso è estraneo. L’unico modo che riconosce essere in grado di farlo avvicinare ad esso è di assomigliargli nella maniera più ovvia: l’amore, senzsa sapere davvero cosa vuol dire quella parola.
La pièce è uno spaccato di vita vera e lo specchio di tante altre vite reali precipitate in morte. Questa storia non parla solo di Antonio e Martina; parla di noi, ci guarda dentro, ci permette di vedere oltre la consuetudine mettendo a fuoco ciò che non riusciamo a vedere travolti dal ritmo frenetico del vivere…in sopravvivenza.
Queste lenti ci consentono una messa a fuoco che si delinea pian piano e.ci conduce verso le risposte che risiedono dentro di noi…profondamente.
Che sentimento è più profondo dell’Amore se non l’Amore stesso. Eppure, se quella “A” maiuscola non è tale la bellezza si trasforma in abisso senza ritorno, in assenza di vita. E il “per sempre degli amanti” diventa un “per sempre mortale”.
Gli attori in scena abilmente ci trasmettono il sentire dei protagonisti. Le loro parole, i gesti, gli sguardi ci entrano dentro come volerci rubare un frammento di vita possibile per regalare ai due una possibilità di vita che li porti lontano dalla morte violenta, innaturale e prematura.
Noi rappresentiamo la società perchè siamo la società. Seduti a seguire la pièce eppure, contemporaneamente chiamati in gioco tra il carnefice e la vittima. Siamo un po’ l’uno e un po’ l’altra. Questo fa il Teatro: ti riesce a far vivere tutto e poi, resta sempre a te capire come migliorare il tuo mondo che è anche quello di chi ti siede accanto. Le ombre e le luci che ci abitano vengono chiamate in causa e le domande che affollano la mente si moltiplicano.
Giungiamo all’epilogo. Martina è morta. Antonio cosa ha capito dopo aver ricordato ogni dettaglio della sua vicenda da quel carcere in cui è rinchiuso? Avrà compreso che Amare ha un altro significato e che Martina non esiste più?
La vita, così, acquista un peso insormontabile…chissà se Antonio è capace di riconoscerlo e di sopportarlo. Sicuramente chi ha Amato davvero Martina non ha più vita: con lei è morta una buona parte di vita di chi l’ha Amata davvero e per sempre: la sua famiglia.
Questo lavoro teatrale dovrebbe entrare nelle scuole, nelle associazioni, nei teatri e in tutti quei luoghi in cui è possibile piantare un semino per cercare di migliorare la società e noi stessi che la costituiamo. Dobbiamo reimparare ad amare davvero, ad avere la forza di riconoscere i segnali di malessere celati, a maturare il rispetto per la vita e a spezzare non vite ma le dinamiche mostruose quando sono sul nascere.
Margareth Londo
Milano, 2003. Antonio incontra Martina e scatta la scintilla. Ma Antonio fin dall’inizio le nasconde un pensiero ossessivo: dovrà essere lei o nessun’altra. La relazione scivola inesorabile verso un femminicidio annunciato: Martina, oggi, non c’è più.
La relazione di Antonio e Martina deflagra sul palco.
Antonio ne rivive ogni momento dal carcere circondato da una serie di figure femminili, tutte ‘abitate’ dalla forza del ricordo, dalle parole e dalla vita di Martina e delle donne, tutte. Insieme, compiono uno sforzo collettivo di emersione e liberazione dalla paura e dai meccanismi della violenza.
La storia di Martina é una storia vera, ricostruita dai ricordi delle sue amiche e della sua famiglia.
È una storia che racconta un fenomeno, quello della violenza di genere, nelle sue conseguenze piú brutali che, come società condanniamo, ma non sappiamo combattere fino in fondo. La violenza é il risultato catastrofico di molti fattori, alcuni di questi li viviamo ogni giorno, più o meno consapevoli, nelle nostre vite e nelle nostre relazioni. Solamente facendo attenzione ai tanti campanelli di allarme che dovremmo cogliere per tempo, possiamo spezzare le dinamiche della violenza sul nascere. E magari, a partire da oggi, cambiare il finale della storia.