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I DON’T CARE

I DON’T CARE
Photo SAMUELE ROMANO

MILANO OFF FRINGE FESTIVAL 2023

MTS – Imbonati Art Hub

    5 | 8 ottobre 2023

Ideazione e Regia PIERLUIGI BEVILACQUA
Produzione PICCOLA COMPAGNIA IMPERTINENTE

 “Non mi interessa” lo slogan con cui questo lavoro performativo si presenta.

Cinque giovani attori performers, in nero, in scena a sottolineare l’impersonale omologazione umana contemporanea. 

“Non mi interessa” nulla se non il mio appuntamento costante col social network e il cellulare naturalmente sempre connesso alla rete. 

E’ la realtà ad aver ispirato Pierluigi Bevilacqua, autore e regista pugliese che presenta questa pièce insieme ai suoi giovani e talentuosi interpreti.

L’uso della video proiezione avviene senza creare disattenzioni da parte del pubblico nei confronti dei performers; l’entrata in scena di questi ultimi, riprende il moto meccanico dei giovani col capo chino sul portatile e intenti a interagire senza sosta sui social network con amici virtuali/reali, preferendo, ormai, l’interazione a distanza piuttosto che l’incontro reale.

 

Il testo gioca con allusioni e spunti nati e tratti dagli scritti della Creazione della Bibbia quasi a simulare una “nuova genesi del terzo millennio” fino ad approdare al risveglio degli esseri umani che, per riprendersi le relazioni umane reali, ripartono dalla scimmia e quindi dalla “ri-comparsa” del “nuovo uomo” sulla Terra. Nel mezzo, il disagio della perdita della connessione internet con conseguente smarrimento del dialogo in presenza e delle violenze a cui sono esposti oggi i ragazzi a causa dei cyber aspetti dell’anonimato interattivo.

 

Si alternano momenti di ilarità, soprattutto nella prima parte, in cui è chiaro il gioco di autoironia che, ridendo di noi stessi, riconosciamo subito. A seguire, il pugno nello stomaco della violenza. Dopo, si prosegue dritti verso la riflessione sul “ripartire da noi stessi col recupero dei rapporti reali tra le persone”.

 

La performance è una parabola di scrittura scenica che conduce lo spettatore fino al messaggio più importante che è racchiuso nel monologo finale del “tornare essere umani”.

 

E’ un lavoro che dovrebbero ospitare le scuole di ogni ordine e grado; i teatri e i luoghi in cui i ragazzi soprattutto hanno interazione oggi. Tutti sappiamo dei pericoli a cui siamo esposti ma il non prendere sul serio queste tematiche è come voltare le spalle al nostro futuro per buttare via la nostra più vera identità umana.

 

Pierluigi Bevilacqua, senza troppi giri di parole ha centrato l’obiettivo e ha presentato un lavoro che hanno apprezzato tantissimo, applaudendo copiosamente, anche i giovanissimi presenti alla messa in scena. Ma, il messaggio è anche per gli adulti; anche loro sono nella grande rete del grande pescatore SOCIAL!

 

Torneremo alla clava come diceva il grande Einstein? Chissà, La Piccola Compagnia Impertinente ce ne ha dato un assaggio.

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Margareth Londo

Photo SAMUELE ROMANO

“I don’t care” è un progetto di performing art nato dalla necessità di comprendere l’evoluzione dei rapporti umani nell’era dei social network, raccontare la frammentarietà (frutto della rivoluzione digitale) della “narrazione” del quotidiano. Un fenomeno particolarmente presente all’interno di uno principali social network degli ultimi anni: Facebook.
Sulle bacheche si inseguono pezzi di storie, notizie di cronaca, pensieri violenti, frasi dolci: tutto senza soluzione di continuità. Tutto e il contrario di tutto, a distanza di pochi secondi. Lo stesso “anonimato” spesso ci porta a sottovalutare le reali conseguenze di certe nostre affermazioni. Il susseguirsi di immagini veloci, legate a luci quasi esclusivamente prodotte da smartphones, ha la prerogativa di creare quell’angoscia viva che i social, nella loro parte negativa, riescono a far emergere, attraverso l’abuso di chi ne usufruisce. Tutto questo fino ad una momentanea “morte della rete”. Dopo aver perso il controllo delle proprie emozioni, i protagonisti cercheranno, infatti, con tutte le loro forze, di ripartire. La mancanza di connessione li costringerà a cercare di ricostruire (oltre il velo) i frammenti delle proprie storie per ricominciare, davvero, a vivere.

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