NATURAE
NATURAE
Teatro Strehler
17 | 18 febbraio 2024
Regia e Drammaturgia Armando Punzo
Musiche Originali e Disegno Sonoro Andreino Salvadori
Scene Alessandro Marzetti, Armando Punzo
Costumi Emanuela Dall’aglio
Movimenti Pascale Piscina
Direzione Organizzativa e cura dei progetti Cinzia de Felice
Aiuto Regia Laura Cleri
Assistente alla Regia Alice Toccacieli
Disegno Luci e coordinamento tecnico Andrea Berselli
Sound Engineering Alessio Lombardi
Capo Macchinista Viviana Rella
Aiuto Scenografo Yuri Punzo
Assistente agli Allestimenti Luisa Raimondi Luca dal Pozzo
Collaborazione artistica Daniela Mangiacavallo
Assistenza ai costumi Sarina Fazio Marta Panciera
Coordinamento Attività Centro Nazionale Teatro E Carcere Eva Cherici
Responsabile Amministrativo Elina Pellegrini
Responsabile Attività Formative Marzia Lulleri
Segreteria e Contabilità Giulia Bigazzi
Ufficio Stampa Pepitapuntocom, Rossella Gibellini. Anna Maria Manera
Foto Stefano Vaja
Durata: 90 minuti senza intervallo
Un lungo lavoro di ricerca artistica durato otto anni, iniziato nel 2015 con il primo spettacolo Shakespeare Know Well e poi continuato con Dopo la Tempesta (2016), Le parole lievi (2017), Beatitudo e Le rovine circolari (2018), Naturae Ouverture (2019), Naturae la vita mancata e Naturae la valle dell’innocenza (2020), Naturae la valle dell’annientamento (2021), arrivata nel 2022 finalmente al suo ultimo atto con Naturae la valle della permanenza, raggiungendo la più difficile delle valli.
Con Armando Punzo, Andrea Salvadori, Ciro Afeltra, Roberto Agnello, Saverio Barbera, Valentin Bucur, Daniel Chukwuka, Fabrizio Di Pasquale, Paul Andrei Cocian , Antonio Iazzetta, Salvatore Farina, Nicola Bella, Naser Kermeni, Cuka Ismet, Lucio Di Iorio, Armando Di Puoti , Hamadi Rezeg, Luca Matarazzo, Nik Kodra, Urim Laci, Li Jin Jie , Tarek Omezzine, Marian Petru Iosif, Alessandro Ventriglia, Timon Tarantino, Waychey Tony, Marco Mario Gino Eugenio Marzi, Isabella Brogi, Romeo Erdei Bogdan , Fabio Prete, Domenico Prospero, Fabio Valentino , Adrian Saracil, Malaj Mbaresim, Stefano Vezzani, Nezhaj Arion, Paolo Brucci, Francesca Tisano, Elisa Betti, Tommaso Vaja
Una Produzione
Carte Blanche ETS/Compagnia Della Fortezza
Con il sostegno di
Mic – Ministero Della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Cassa Di Risparmio Di Volterra, Acri – Associazione Di Fondazioni, E Casse Di Risparmio Spa, Comune Di Volterra, Ministero Della Giustizia Casa Di Reclusione Di Volterra
Main Sponsor Locatelli Saline Di Volterra
L’ingresso in platea apre lo sguardo sul palcoscenico e su un fondale quadrettato bianco, che ci illumina il volto…poi, davanti, esattamente in proscenio, una sedia nera…e, ancora, un uomo che si muove, leggero nello spazio, attratto da una sfera rossa; la solleva, la poggia, la osserva, la lascia scivolare, la sposta ancora…E’ Armando Punzo.
Note suonate dal vivo sussurrano ogni attimo “agito” di una messa in scena già avviata che, a sua volta, attende di svelarsi non appena tutto il pubblico, ancora preso dal suo fluire lento, avrà raggiunto il proprio posto, pronto.
Intanto, Armando Punzo è parte dello spazio che lo tiene a sè, insieme a tutti i suoi gesti, espressioni e movimenti “sospesi e riflessivi”.
Non perdo il focus: lo seguo. Sento che, tutto quello che mi accade intorno, all’improvviso, è come annientato, non c’è più. Resta solo lo spazio scenico, il movimento delineato dalla nera sagoma di Punzo e dalla sfera rossa…poi, le manciate di sale che da terra vengono sospinte nell’aria per ricadere su tutto ciò che incontrano fino a ritrovare nuovamente terra e, ancora, il ritmo musicale ed io. Il viaggio è iniziato.
Come in un rito di purificazione, lo spazio è rinnovato, trasformato, pronto a ospitare qualcosa di prezioso: la vita può essere celebrata e con essa l’umanità che la vive e la conosce tra armonie e disarmonie sempre in divenire.
La danza delle esperienze attraverso il ritmo, il pieno e il vuoto, il reale e l’irreale, il colore e il suo annullamento, il dinamismo sospinto fino a vorticosa azione, la staticità pesante della materia che misura l’uomo con la fatica e il dolore.
Assistiamo ad una Umanità che esce dal proprio nascondiglio emozionale per sospingersi verso nuove prospettive in cui non esiste giudizio e/o menzogna ma solo ed esclusivamente “unicità” e “forma”.
Significati e significanti partecipano al grande equilibrio e disequilibrio dell’esistenza. Nulla è fuori luogo ma, tutto è parte di qualcosa di grande che non esclude niente e nessuno. Ed è allora che il palco si dilata talmente da inglobare in sè la platea in cui il pubblico perde il potere di osservatore per unirsi in modo completamente naturale alla danza della vita.
La linea sottilmente segnata tra scena e pubblico si cancella per dar luogo ad un unicum in cui azioni ed espressioni non hanno bisogno mai della parola per farsi comprendere e armonizzarsi. Tutto si modula attraverso gli sguardi e le vibrazioni dell’anima capaci di parlare senza modulare alcuna parola. Ci pensa la musica a parlare; ogni nota è percepita come fosse parola che innesca dialoghi inespressi e, le parole fuori campo, giungono come ricordi che tornano alla mente per essere sussurrate all’anima…all’anima di ogni astante…
L’intensità “umana” supera le barriere e le sublima in un’armoniosa poetica di vita.
Ho aspettato un po’ prima di scrivere la mia riflessione su questo spettacolo che, sin da subito, ho definito “un’Opera d’Arte Pura” … volevo sperimentare dentro me stessa quanto sarebbe potuta restare immutata in me la bellezza che avevo vissuto … Ebbene, nulla è cambiato; ricordo perfettamente tutto, ogni momento, ogni emozione, ogni attimo trasformativo. Quello stesso attimo capace di attraversare l’uomo durante tutta la sua esistenza come è avvenuto su quel palco, davanti a un pubblico che, emozionato, non riusciva a smettere di applaudire la bellezza perchè riconosceva in essa una parte di sè stesso che veniva accolto senza barriere, senza divisioni, senza selezione…semplicemente una parte del tutto. La ricomposizione dell’Umana esperienza della vita.
Grazie Armando Punzo e alla tua splendida Compagnia della Fortezza.
Margareth Londo
«Naturae è l’ultimo capitolo – spiega Armando Punzo, Leone d’oro alla carriera alla Biennale 2023 – è la rivelazione, la riscoperta in noi di qualità dimenticate, negate, soppresse. È frutto della contro-scrittura che si è generata in questi otto anni, come un filtrato luminoso che si opponeva alla mancanza di luce e speranza che avevamo riscontrato in noi e negli altri. Quelle qualità hanno preso forma di entità simboliche concrete, stilizzazioni, che permettono al nostro protagonista, una volta ritrovato lo sguardo puro dell’innocenza rappresentato dal bambino, di stabilire una diversa relazione col mondo. Ci siamo resi conto che l’evoluzione umana è in essere, sempre, ed è questa che bisogna alimentare. Non possiamo credere di essere arrivati alla fine della storia, è innaturale e non serve a migliorare la nostra esistenza, le relazioni tra gli uomini, una diversa idea di comunità fatta di persone sensibili e il futuro della nostra terra. L’homo sapiens è solo una fase, dobbiamo lavorare per guadagnarci l’homo felix, dobbiamo far crescere in noi la ricerca della libertà, dell’amore, della felicità. Dobbiamo ricominciare a sognare un nuovo uomo e imporlo alla realtà»