LA FINTA AMMALATA

LA FINTA AMMALATA

Photo Maria Letizia Avato

TEATRO SAN BABILA

    16 | 18 febbraio

COMPAGNIA MC SIPARIO

 Franco Oppini  .  Miriam Mesturino  .  Roberto D’Alessandro

Giorgio Caprile  . Luca Negroni  . Giorgia Guerra

Riccardo Feola  . Ada Alberti

 LA FINTA AMMALATA di Carlo Goldoni

regia Giorgio Caprile

Un tuffo nel mondo goldoniano con un adattamento che non stravolge ma accompagna la storia e ne ritaglia sfumature e tratti della Commedia dell’Arte. La pièce è accompagnata da musiche originali che ne sottolineano tempi, ingressi e uscite dei personaggi, cambi scena e attese. Il linguaggio, fedele come i costumi di scena, risuona e giunge al pubblico insieme alle azioni calibrate e semplici capaci di dirigere le reazioni del pubblico attento e piacevolmente accattivato.

 

Non sono presenti stravaganze per colpire l’occhio dello spettatore; tutto è giocato con la parola, il gesto e l’espressione verbale. Non si fatica a intuire e lasciarsi guidare dalla semplicità dello spaccato che prende vita momento dopo momento. La scenografia, semplice, non invade ma guida sinteticamente lo spazio; lo descrive ma non lo narra, lo delimita ma non lo invade. Lo spazio si apre sui personaggi in quanto sono loro ad animarlo. 

Il resto lo fa il regista che, con Goldoni, racconta una storia che ben si presta ai giorni nostri e il cui spaccato umano si pone ben chiaro davanti agli occhi del pubblico. 

 

Si comprendono le piccolezze umane come anche le timidezze, le paure e le ansietà. E, ci si accorge come l’uomo e le sue umane vicissitudini si ripetono e cercano di insegnarci cose che continuamente perdiamo per poi riprenderle e riperderle ancora. 

 

L’umano è un divenire di passato che si sviluppa nel tempo, che viaggia in avanti ma che porta il fagotto di ciò è stato senza ancora la consapevolezza di quel ci ha voluto insegnare. Così, le domande sono le medesime di un tempo.

Ridiamo di quanto vediamo e, insieme, di noi stessi, consci e incosci di quanta verità Goldoni ancora oggi ci comunica, tra un sorriso e un’altro.

 

Margareth Londo

Photo Maria Letizia Avato

Questa farsa non è mai stata rappresentata in tempi moderni, se non in versione operistica. Credo che una tale opera, dove il mondo della medicina è oggetto di satira e viene rappresentato con poca fiducia, evidenziando l’approssimazione con cui i presunti luminari arrivano a diagnosi e terapie, debba avere il suo spazio nei luoghi per cui è stata scritta e cioè nei teatri di prosa.

 

Ne proponiamo un allestimento fedele all’epoca goldoniana nei costumi come nel linguaggio: il mio adattamento rispetta l’originale, rendendolo in alcuni punti più fruibile per il pubblico di oggi e riducendo i tre atti in due. Le musiche originali sono di Paolo Vivaldi.

 

Mi ha particolarmente attratto di questo testo l’occasione di reinterpretare, sempre nell’ottica di una fedeltà creativa, diversi elementi legati alla Commedia dell’arte: l’interpretazione del veneziano Pantalone è affidata alla grande esperienza attoriale e alla comicità sempre innovativa di una “maschera” dei giorni nostri come Franco Oppini, tra l’altro veneto di formazione.

 

Tra gli interpreti dei dottori consultati sulla malattia di Rosaura, di cui ho voluto evidenziare in modi e movenze la vicinanza alle maschere, in questa nostra versione figura un maestro della commedia dell’arte quale Luca Negroni, che cura anche i movimenti di maschera dello spettacolo. Anche lo Speziale vive in una caratterizzazione degna di una maschera, grazie alla comicità surreale di Roberto D’Alessandro. Colombina si colora qua e là di toni siciliani e diventa Agatina con la personalità esplosiva di Ada Alberti.

Personaggi più vicini invece alla Commedia di carattere sono Rosaura, la finta ammalata del titolo, che ho voluto affidare ad una affermata interprete di protagoniste goldoniane come Miriam Mesturino, il “bello e buono” Dottor degli Onesti che ha le sembianze di Riccardo Feola, volto di eroi della tradizione teatrale come l’Oreste di Eschilo e l’elegante Beatrice, amica attenta e diplomatica, che è interpretata da Giorgia Guerra, attrice che ben si muove nel repertorio classico da Plauto a Molière.

 

Il regista Giorgio Caprile